Che cos’è una vertigine? Da che cosa origina? Che cos’è un capogiro?Perchè si manifesta ad un certo punto della nostra vita? Perché alcune persone non possono condurre una vita normale a causa dei problemi di vertigini, capogiri, sbandamenti mentre altre, come i pattinatori sul ghiaccio, possono volteggiare e ripartire in linea retta senza problemi?
Dobbiamo sapere che esistono vertigini come quelle che si hanno quando si soffre di mal di mare, vertigini date dal mal d’auto e vertigini dovute all’altitudine. Che cos’è che non funziona nei sistemi che ci fanno stare in piedi? Ci deve essere sempre un’integrazione tra sistema visivo(occhi), orecchio interno(vestibolo) e propriocezione (la pianta dei piedi e il sistema muscolo-scheletrico che ci fa stare in piedi) altrimenti avvertiamo il senso di vertigine. Vedremo meglio nel dettaglio questi argomenti.

Nel mio studio di osteopatia a Roma ricevo molti pazienti che soffrono di vertigini. Quello che dico sempre loro è che bisogna inquadrare ed affrontare il problema delle vertigini sia in modo specialistico (otorino, neurologo, gnatologo) per escludere patologie centrali e periferiche, sia in modo globale (postura, cervicale, rigidità muscolare, sedentarietà associata a posture lavorative davanti al pc, viscerale). Vedremo come affrontare le vertigini e come eseguire una rieducazione vestibolare insieme ad esercizi efficaci per la postura.

Definizione di vertigine o capogiro:cosa sono?

La vertigine può essere vista come un sintomo: i pazienti lamentano frasi del tipo «mi sento la testa vuota», «mi gira la testa» o «mi sento fluttuare», tutte sensazioni identificate dal paziente come vertigini (capogiro). Secondo Gill (medico Otorino Laringoiatra), una vertigine è una sensazione soggettiva sgradevole di instabilità rispetto all’ambiente circostante. Infatti il termine “vertigini” deriva dal verbo latino “verto“, che in italiano significa “girare” o “ruotare su sé stessi”.

In altre parole possiamo dire che la vertigine è “qualsiasi percezione di movimento in assenza di un movimento reale”.

Vertigini sbandamenti capogiro

L’elemento identificativo della vertigine è che il paziente vede veramente ruotare la scena visiva e questo è dovuto al nistagmo che affronteremo più avanti nell’articolo (movimento involontario dell’occhio che dà informazioni al cervello).

Quando si ha una vertigine le definizioni che vengono date sono:

  • sensazione di avere la testa vuota
  • problemi di equilibrio
  • movimenti rotatori
  • cadute
  • difetti di orientamento nello spazio(non sò dove mi trovo)
  • sbandamenti.

Sintomi associati alle vertigini

Spesso, alle vertigini si associano diversi altri sintomi, tra cui:

  • Perdita di equilibrio;
  • Nausea;
  • Mal di testa;
  • Sudorazione;
  • Nistagmo;
  • Tinnito(o acufeni);
  • Perdita dell’udito;
  • Oppressione respiratoria;
  • Senso di malessere generale.

Che cosa causa una vertigine?

Una vertigine si manifesta in caso di informazioni divergenti provenienti dai sistemi che determinano l’orientamento spaziale o in seguito a una perturbazione del trattamento di questi segnali a livello del cervello.
Le informazioni che provengono da:

  • l’organo dell’equilibrio (orecchio interno)
  • l’osservazione visiva (occhi)
  • il sistema propriocettivo (apparato muscolare)

vengono integrate erroneamente.

Al contrario la concordanza tra questi tre sistemi ci darà l’equilibrio.

Cause delle vertigini

L’equilibrio nella postura bipede è nato dal processo evolutivo che ha portato alla conquista della stazione eretta ricavandone numerosi vantaggi; ma mantenere l’equilibrio implica un perfetto coordinamento tra numerosi sistemi: se uno va in “tilt” possono venire le VERTIGINI.

Vedremo più nel dettaglio nei prossimi capitoli l’eziologia delle vertigini.

I sistemi che ci tengono in equilibrio: orecchio, occhio, muscoli

Abbiamo detto che la vertigine avviene perché c’è una divergenza tra i sistemi che ci tengono in equilibrio: analizziamo sinteticamente l’anatomia e la fisiologia dell’orecchio, dell’occhio, di parti del sistema nervoso centrale e dei muscoli antigravitari che ci fanno stare in piedi.

Anatomia dell’orecchio

L’orecchio è un organo dell’udito ma anche dell’equilibrio.

Nell’essere umano, quest’organo è stato suddiviso in tre parti:

  • l’orecchio esterno
  • l’orecchio medio
  • l’orecchio interno.

L’orecchio esterno

L’orecchio esterno, l’apparato collettore e conduttore del suono, è rappresentato:

Orecchio esterno padiglione auricolare
  • dall’orecchio propriamente detto o padiglione (cartilagine flessibile ed elastica ricoperta dalla pelle sulle due facce)
  • dal condotto uditivo esterno che si estende dal fondo della conca fino alla membrana del timpano ed è tappezzato da una superficie cutanea spessa, dotata di peli e di ghiandole che secernono una sostanza giallastra, il cerume.

L’orecchio medio

Anatomia orecchio vertigini

L’orecchio medio è l’apparato trasmettitore delle onde sonore. È costituito da diverse cavità comunicanti che sono:

  • la cassa del timpano: membrana che trasmette le vibrazioni sonore all’orecchio interno attraverso tre ossicini, il martello, l’incudine, la staffa.
  • la tromba di Eustachio: sulla parte anteriore del perimetro della cassa del timpano si trova l’orifizio auricolare della tromba di Eustachio, un canale lungo circa 40 mm che si apre nella faringe al di sopra del velo palatino.
  • le cavità mastoidee: sulla parte posteriore della cassa del timpano abbiamo l’orifizio che conduce negli alveoli da cui è formata l’apofisi mastoidea, che corrisponde esteriormente alla parte del cranio situata dietro al padiglione e priva di capelli.

L’orecchio interno

Dopo l’orecchio medio, si trova il labirinto, che è sia osseo sia membranoso.
Il labirinto è diviso in due: il labirinto anteriore o parte cocleare che serve per l’udito, e il labirinto posteriore che serve per l’equilibrio.

Vediamo qualche nozione in più sul labirinto posteriore, per capire come funziona la parte che serve per il nostro equilibrio.

Anatomia dell’orecchio interno labirinto anteriore e posteriore vertigini
Labirinto anteriore e posteriore dell’orecchio interno

Il labirinto posteriore

L’apparato vestibolare o labirinto posteriore è un organo pari e simmetrico, situato in una parte della testa ovvero nella rocca petrosa dell’osso temporale; è specializzato nel rilevamento dei movimenti del capo in tutti i piani dello spazio.

Osso temporale orecchio interno vertigini
Labirinto posteriore nell’osso temporale


È composto da:

  • i canali semicircolari (3) esterno, superiore e posteriore: sono situati rispettivamente nei tre piani dello spazio (orizzontale, frontale e sagittale)e sono perpendicolari gli uni agli altri. Sono cavità tubolari, arciformi, che si aprono nel vestibolo con due estremità. Una di queste estremità è dilatata e si chiama ampolla. L’organo neurosensoriale risiede nella parte ampollare. L’ampolla di ogni canale semicircolare contiene nella cresta ampollare cellule di sostegno e cellule sensoriali che si prolungano con un chinociglio, o pelo acustico, e con stereociglia; le ciglia sono incollate in una massa gelatinosa, la cupola la quale ostruisce il lume del canale semicircolare. Le cellule sensoriali sono i trasformatori del movimento meccanico in influssi nervosi.
  • i sistemi utricolare e sacculare: è costituito da due vescicole l’utricolo e il sacculo. Utricolo: la più voluminosa delle due vescicole racchiude l’organo neurosensoriale o macula dell’utricolo. A livello dell’utricolo, si immettono i cinque orifizi dei canali semicircolari. L’utricolo comunica col sistema endolinfatico attraverso un dotto utricolare. Sacculo: più piccolo e sottostante l’utricolo. Macule utricolari e sacculari: hanno un epitelio identico a quello delle creste ampollari e presentano sulla membrana extracellulare dei cristalli: gli otoliti. Tutte le cavità del vestibolo sono piene di liquido endolinfatico.
  • il sistema endolinfatico: formato dall’unione a Y dei dotti utricolare e sacculare, che costituiscono il dotto endolinfatico, quest’ultimo sfocia sotto la dura madre, dove termina con una parte dilatata, il sacco endolinfatico; tutte le cavità sono piene di liquido endolinfatico, le cui proprietà biochimiche specifiche svolgono un ruolo importante nella fisiologia del sistema vestibolare e quindi dell’equilibrio.

Occhio

occhio disturbi visivi
l’occhio

Parliamo ora dell’occhio, della sua muscolatura e di come interviene nell’equilibrio e nella produzione di eventuali vertigini.

I muscoli dell’occhio

La muscolatura oculomotrice comprende sei muscoli striati:

muscoli dell'occhio
  • 4 muscoli retti: il retto superiore (porta il bulbo oculare in alto e in dentro), il retto mediale (sposta il bulbo oculare in dentro), il retto inferiore (porta il bulbo oculare in basso e in dentro), il retto laterale (permette l’abduzione del globo oculare).
  • 2 muscoli obliqui: obliquo superiore o grande obliquo (permette la rotazione dall’alto in basso e verso l’esterno) e obliquo inferiore o piccolo obliquo (provoca i movimenti di rotazione dal basso verso l’alto e ugualmente verso l’esterno).
    Partono dall’orbita e si inseriscono nel tessuto connettivo dell’occhio.

La visione binoculare

Perché vediamo con due occhi?

visione binoculare

La visione è binoculare e il sistema oculomotore è costretto a mantenere le due macule di fronte all’immagine osservata.
Per farlo, ci deve essere sinergia di azione tra i diversi muscoli oculomotori.
I muscoli sono appaiati in coppie antagoniste.

Se fissiamo un oggetto con gli occhi cosa succede?

La statica oculare è la risultante della contrazione tonica permanente dei muscoli dell’occhio, e si avvale dello stesso meccanismo per il quale noi rimaniamo fermi in piedi; la contrazione dei muscoli dell’occhio è conservata in modo riflesso attraverso delle stimolazioni di natura propriocettiva e vestibolare(dell’orecchio interno), provenienti dai muscoli della nuca. In particolare a supporto dei muscoli dell’occhio abbiamo i 4 muscoli suboccipitali.

Muscoli suboccipitali grande nervo occipitale cervicale vertigini
grande nervo occipitale muscoli suboccipitali e vista


I movimenti vestibolo-oculari risultano da una coordinazione estremamente precisa tra l’apparato vestibolare situato nell’orecchio interno, i muscoli oculomotori dell’occhio e i muscoli della nuca, per mantenere l’immagine ottica costante durante un cambiamento di posizione del capo.
Nel caso in cui c’è un movimento rapido del capo, è possibile mantenere le immagini stabili sulla retina proprio grazie a questo controllo automatico della direzione dello sguardo: se tale meccanismo non esistesse, dovremmo fissare a lungo l’oggetto tra ogni movimento prima di avere un’immagine netta.
A ogni movimento del capo, i segnali emessi dai canali semicircolari dell’orecchio determinano una rotazione dello sguardo nella direzione opposta.
Questi riflessi nascono nei canali semicircolari, poi arrivano nei centri superiori della testa (nuclei vestibolari, cervelletto e fascicolo longitudinale mediale), per terminare nei nuclei oculomotori dell’occhio.
In una ballerina che esegue dei giri su se stessa c’è un movimento continuato di rotazione, all’inizio gli occhi rimangono fissi fino a un certo grado di rotazione, poi ruotano bruscamente nella stessa direzione del capo per andare a fissarsi su un altro oggetto, poi deviano di nuovo in senso opposto via via che il capo continua a ruotare.
Questo fenomeno si chiama nistagmo. In questo video potete vedere un nistagmo.

Vediamo di spiegare meglio questo fenomeno che ci tornerà utile e diagnostico per identificare le vertigini.

Il nistagmo degli occhi: un segno per definire le vertigini

Il nistagmo è un movimento involontario, generalmente congiunto, dei bulbi oculari con una successione di movimenti oculari ritmati in modo relativamente regolare, si tratta di un tremito associato dei bulbi oculari. Tali movimenti sono costituiti da una fase lenta tonica, la deriva lenta del globo oculare, che è la fase vestibolare, e da un rapido ritorno a posto dell’occhio, che viene chiamato movimento saccadico.
Dobbiamo sapere che il nistagmo degli occhi può essere di origine vestibolare che è quello appena descritto e che andremo ad analizzare in questo articolo, sia di origine extravestibolare.

Quindi riassumendo per meglio comprendere i due tipi di nistagmo avremo:

Tipi di nistagmo oculare
  • il nistagmo pendolare extravestibolare, nel quale le due fasi di movimento sono uguali. Si tratta di un nistagmo patologico, generalmente di origine congenita;
  • il nistagmo a scosse vestibolare, le cui fasi di movimento hanno una durata disuguale. Comporta un’alternanza di due fasi in sensi opposti e con velocità diverse, la fase lenta e la fase rapida:
    1)la fase lenta o deviazione tonica degli occhi è appunto un fenomeno di origine vestibolare, che può quindi essere provocato da una deviazione del capo, ma anche da un esame strumentale, dato che l’influsso nervoso è integrato a livello dei nuclei oculomotori sotto il controllo del cervelletto e delle formazioni reticolari del sistema nervoso centrale; 2)la fase rapida è un fenomeno compensativo di origine non vestibolare, un movimento di tipo saccadico che definisce il senso del nistagmo e il cui sistema di comando è diverso dalla fase lenta.

Quando si osserva un nistagmo, se ne determina la direzione secondo la direzione della fase rapida: ad esempio, una fase lenta a sinistra seguita da movimenti saccadici a destra sarà un nistagmo destro. Quando eseguiamo un movimento di rotazione del capo a destra ci sarà l’eccitazione del canale semicircolare destro, avremo quindi un nistagmo destro.

È importante precisare che si tratta di nistagmi fisiologici indotti da una stimolazione dell’uno o dell’altro canale semicircolare attraverso un movimento angolare del capo: per questo motivo, questi nistagmi sono definiti nistagmi provocati da cambiamenti di posizione, da non confondere con il nistagmo spontaneo, che è un nistagmo come abbiamo detto patologico, ad esempio nel caso di distruzione di un labirinto.

Il nistagmo spontaneo è sempre un nistagmo patologico, e batte dal lato opposto alla lesione.

Il sistema propriocettivo e le vertigini: muscoli, articolazioni, cute

Il sistema propriocettivo insieme al cervelletto (centro di controllo superiore), ha il compito di percepire (recettore), trasmettere (vie nervose) e integrare (livello d’integrazione) i messaggi di origine periferica di tutto il corpo, ed è il terzo sistema che ci tiene in piedi. Quando uno di questi elementi manda informazioni scorrette possiamo avere vertigini, capogiri e sbandamenti.

recettori muscolari e articolari


I recettori articolari, cutanei e muscolari sono elementi incaricati di raccogliere il messaggio propriocettivo:

  • recettori articolari: situati nelle articolazioni sono terminazioni nervose corpuscolari che “registrano” la posizione delle varie articolazioni e quindi come siamo collocati nello spazio(sistema cinestetico)
  • recettori cutanei: forniscono segnali collegati alla pelle che ricopre una porzione dell’articolazione quando viene stirata o quando la posizione dell’articolazione mette in contatto le superfici di pelle.
recettori cutanei pelle
  • recettori muscolari: Sono rappresentati dal fuso neuromuscolare e dagli organi tendinei del Golgi. I fusi neuromuscolari sono formazioni differenziate che troviamo in tutti muscoli striati. Sono paralleli alle fibre muscolari e comportano due elementi contrattili polari separati da una zona centrale in cui si avvolgono le terminazioni primarie (Ia). Le fibre (Ib) si attivano con l’allungamento del muscolo secondo modalità complesse:-1) sensibilità molto elevata per lievi allungamenti (< 0,1 mm) rispetto a quelli superiori a 1 mm;-2) sensibilità alla componente statica e dinamica dell’allungamento;-3) grande sensibilità alle vibrazioni.

Come stiamo in piedi? Postura ,equilibrio, vertigini

Per capire meglio come avviene una vertigine, bisogna spiegare la fisiologia del sistema dell’equilibrio e come ci manteniamo in piedi(stazione eretta).

La stazione eretta e l’equilibrio

L’equilibrio “è la capacità di regolare e mantenere il corpo con opportuni e rapidi aggiustamenti di posizione contro la forza di gravità, in posizione stabile ed eretta e di camminare senza cadere o deviare dalla linea prefissata”.

La possibilità di mantenere in equilibrio il nostro corpo, tanto a riposo quanto durante un movimento, è regolata da un sistema dotato di tre sottosistemi importanti che potremmo paragonare a un computer.
I tre sottosistemi dai quali riceviamo le informazioni per rimanere in equilibrio in piedi sono:

  • gli impulsi afferenti sensoriali (orecchio, occhio, muscoli, articolazioni),
  • il centro di integrazione (tronco encefalico),
  • gli impulsi efferenti motori(risposta motoria).

Se uno di questi tre sistemi si altera, il nostro equilibrio e la postura non sono più appropriati e si percepisce una illusoria e sgradevole sensazione di movimento (vertigine) rispetto al mondo esterno (oggettiva) o al proprio corpo (soggettiva) dovuta ad un conflitto tra le informazioni provenienti dai recettori periferici o ad un’errata interpretazione centrale di essi.

Sistema vestibolare e propriocettivo equilibrio e vertigini

Gli impulsi afferenti sensoriali (orecchio, occhio,muscoli,articolazioni)

Sono quelle informazioni date dai tre sistemi sensoriali:

  • l’organo vestibolare periferico dell’orecchio,
  • la vista
  • la sensibilità propriocettiva e la sensibilità profonda delle articolazioni e muscoli.
sistemi sensoriali vertigini

Queste trasmettono al nostro centro di integrazione l’informazione riguardo la posizione e i movimenti del nostro corpo.
Sono sufficienti i dati di due sistemi sensoriali per controllare l’orientamento nello spazio del nostro corpo.

ll centro di integrazione (tronco cerebrale o encefalico)

È localizzato nella formazione reticolare del tronco cerebrale o encefalico situato all’altezza della nuca; questa formazione è un importante centro di regolazione situato nel ponte e nel bulbo(midollo allungato), costituita da un aggregato diffuso di neuroni e fibre nervose.

Tronco encefalico anatomia

Qualche breve cenno di anatomia per il tronco dell’encefalo che è un importante struttura formata da tre parti: 

  • midollo allungato
  • ponte
  • mesencefalo 

che connettono il cervello al midollo spinale. 
Questa zona è situata proprio a livello dell’occipite e le prime vertebre cervicali: l’area inferiore del tronco encefalico è predisposta alla regolazione delle funzioni autonome vitali, mentre l’area superiore regola i sensi della vista e dell’udito, la vigilanza, la coscienza e il sonno. Nello specifico, il mesencefalo regola il movimento degli occhi, il ponte coordina i movimenti degli occhi e del viso e controlla le sensazioni captate dal volto, l’udito e l’equilibrio e il midollo allungato regola il respiro, la pressione sanguigna, il ritmo del cuore e la deglutizione.

Di solito quest’integrazione è realizzata in modo inconscio, ma in circostanze difficili, come quando si corre o si guida su un piano inclinato o quando ci si tuffa in acqua, questo processo diventa conscio.

Gli impulsi efferenti motori (risposta motoria)

Si producono grazie all’attivazione dei centri motori, tramite la stimolazione di elementi del centro di integrazione (tronco encefalico).

Piedi e postura


I centri motori controllano i muscoli che assicurano la posizione (articolazioni) e il movimento del capo e del corpo. Di importanza fondamentale il piede che rappresenta il punto fisso al suolo su cui grava l’intero peso del corpo.
Le efferenze motorie sono, a loro volta, controllate dai centri di coordinazione situati nel cervelletto e nel sistema extrapiramidale (la via motoria) del sistema nervoso centrale.

I riflessi che controllano il corpo e la testa in movimento

Il nostro corpo per stare in piedi, muoversi nello spazio circostante e soprattuto rimanere in equilibrio nei movimenti di rotazione, accelerazione si avvale di alcuni riflessi nervosi ovvero quelle risposte automatiche e involontarie dell’organismo, mediate dal sistema nervoso con la formazione di un arco riflesso che genera una risposta in seguito a uno stimolo proveniente dall’ambiente o dall’interno del corpo.

L’allineamento della testa e del tronco rispetto alla forza di gravità viene garantito dai riflessi vestibolari e cervicali, evocati rispettivamente dai cambiamenti di posizione della testa nello spazio e rispetto al collo (piegamento e rotazione).

I riflessi possono essere:

  • Riflessi Vestibolari: sono dei circuiti riflessi generati dal vestibolo, dai canali semicircolari, utricolo e sacculo dell’orecchio interno che veicolano le informazioni al cervello sulla posizione della testa. La disposizione perpendicolare dei tre canali semicircolari permette di captare una rotazione del capo in qualsiasi piano spaziale.
  • Riflesso Vestibolo-oculare: sono regolazioni riflesse che mantengono lo sguardo fisso nello spazio o che adattano la posizione degli occhi nelle rotazioni del capo; ad esempio se si volta il capo a sinistra, gli occhi deviano verso destra. Se paragoniamo l’occhio a una macchina fotografica, sappiamo bene che, se muoviamo la macchina durante lo scatto, la foto verrà sfocata. Ecco il riflesso vestibolo-oculare serve a tenere fermo l’occhio.
  • Riflesso Vestibolo-cervicale: è associato al riflesso vestibolo-oculare e serve, per rifarci all’esempio precedente in cui si ruotava la testa a sinistra, a determinare una contrazione compensatoria dei muscoli della parte destra del collo: il riflesso vestibolo-cervicale tende a mantenere una posizione stabile del capo.
  • Riflessi vestibolo-spinali: sono tutta una serie di regolazioni riflesse a livello dei muscoli degli arti che si originano nella stimolazione dell’una o dell’altra parte del vestibolo che determinano il mantenimento dell’equilibrio.
  • Riflessi di origine cervicale: esistono anche delle regolazioni riflesse il cui punto di partenza è il collo quando si fanno movimenti di estensione, flessione movimenti laterali sempre per mantenere l’equilibrio.
Riflessi vestibolo-spinali

Per riassumere possiamo dire che il sistema vestibolare è un sistema polisensoriale che integra,a livello di tronco e cervelletto(nuclei vestibolari,sostanza reticolare e vestibolo, cervelletto):

  • l’informazione visiva,
  • l’informazione labirintica(canali semicircolari e otoliti),
  • l’informazione somatostesica podalica(dorsale e pianta dei piedi),
  • e propriocettiva spinale(soprattuto cervico-dorsale).

Inoltre il sistema vestibolare controlla tramite il riflesso vestibolo-oculomotore, la posizione e lo spostamento degli occhi in funzione della posizione del capo e della mira visiva e, tramite i riflessi vestibolo-spinali, il tono della muscolatura estensoria antigravitaria paravertebrale e degli arti inferiori.

Le cause delle vertigini: classificazione

Ho accennato prima che cosa causa una vertigine: vediamo più nel dettaglio l’eziologia.

Possiamo distinguere delle vertigini false che possono essere associati a vari stati fisiologici del paziente e vertigini vere associate a disturbi di alcune parti anatomiche del corpo.

Vertigini vere vertigini false

Per quanto riguarda le vertigini vere suddividiamo l’eziologia(cause) in tre grandi gruppi:

  • disturbi delle vie afferenti sensoriali(vista, orecchio, nervi);
  • disturbi dell’integrazione centrale (tronco cerebrale);
  • disturbi delle vie efferenti motorie.

Disturbi delle vie afferenti sensoriali e vertigini

Disturbi della vista

Una percezione visiva perturbata trasmetterà un’immagine erronea dell’ambiente circostante al centro di integrazione e avrà come conseguenza una deficienza dell’orientamento spaziale.

Se i problemi di acuità visiva appaiono all’improvviso, la vertigine o la perdita di equilibrio saranno più importanti.

Disturbi della sensibilità

Sia i disturbi periferici della sensibilità come le nevriti periferiche che quelli centrali(sclerosi multipla), trasmetteranno un’informazione scorretta ai centri di integrazione, che saranno l’origine dei problemi di equilibrio e di vertigini.

Disturbi del sistema vestibolare(orecchio interno)

Diverse patologie neurologiche (tumorali, degenerative, infettive), così come un’insufficienza vascolare, possono minacciare il funzionamento dei nuclei vestibolari, come anche delle problematiche al labirinto determinano vertigini.

Disturbi dell’integrazione centrale(tronco cerebrale) e vertigini

Un computer guasto o pieno di errori ci trasmetterà informazioni sbagliate. Nell’uomo ritroviamo lo stesso processo per motivi tumorali, vascolari, traumatici. In questi casi il quadro clinico è molto meno circoscritto rispetto ai disturbi periferici, e le sensazioni soggettive e i sintomi oggettivi del paziente cambieranno sensibilmente da un soggetto all’altro.

Disturbi delle efferenze motorie e vertigini

Le affezioni neurologiche, sia dei nuclei motori che dei neuroni motori, sono all’origine di uno stimolo motorio inadeguato e quindi disturbi dell’equilibrio con vertigini.
Tali affezioni indurranno ordini provenienti dai centri di integrazione che saranno eseguiti in modo scorretto.

Patologie extravestibolari che determinano le vertigini

Disturbi del cervelletto

Le vie efferenti essenziali partono dal cervelletto e vanno verso i nuclei vestibolari che sono i nuclei cranici del nervo vestibolare-cocleoare; questo nervo rappresenta l’ottavo nervo cranico sensitivo che trasmette le informazioni codificate a livello dell’orecchio. Nel suo decorso il nervo si divide in due rami, il nervo vestibolare e il nervo cocleare, destinati alle due parti dell’orecchio interno deputate al senso dell’equilibrio (statico e dinamico) e al senso dell’udito. In particolare la parte vestibolare raccoglie gli stimoli di accelerazione lineare ed angolare della testa, mentre la parte cocleare trasporta stimoli acustici.

Per quanto riguarda il cervelletto, questo ha un ruolo importante nell’orientamento del nostro corpo nello spazio, per cui i disturbi cerebellari influenzeranno negativamente il nostro senso dell’equilibrio.

Problemi psichiatrici

Ci vogliamo soffermare ora sull’importante ruolo della psiche nell’interpretazione soggettiva di un disturbo vestibolare.
Per lo stesso problema, alcuni pazienti si potranno spostare, mentre altri si sentiranno completamente abbattuti da questa nuova sensazione: ecco perché quando si fanno esercizi di rieducazione vestibolare bisogna cercare di ridare una certa sicurezza al paziente.
Per questo, nelle sedute, il terapista può cercare di scoprire il problema del paziente provando a parlare con lui. In certi casi, la discussione col paziente può essere più importante della rieducazione propriamente detta.

Patologie viscerali

Alcuni problemi viscerali possono provocare una vertigine.
Prendiamo ad esempio la vertigine provocata dallo stomaco vuoto, la cui causa altro non è che l’interazione complessa tra il sistema nervoso autonomo e la formazione reticolare.

Quanti tipi di vertigini conosciamo?

vertigini cosa fare?

Le vertigini come avete potuto capire possono essere causate da vari elementi del corpo e dall’alterato funzionamento e connessione tra loro. Ma allo stesso tempo non bisogna escludere patologie che le possono provocare.

Le vertigini possono insorgere a seguito di un problema all’apparato vestibolare dell’orecchio interno, oppure a causa di un problema che interessa l’encefalo anche se spesso si presentano in modo misto.

Le vertigini derivanti da un’alterazione dell’apparato vestibolare ,che è l’organo dell’equilibrio, prendono il nome di vertigini periferiche.

Le vertigini che, invece, derivano da un problema dell’encefalo o del cervelletto o del tronco encefalico, sono definite vertigini centrali.
La sindrome vestibolare periferica è caratterizzata da vertigini rotatorie importanti, con nausea e vomito, ed è spesso accompagnata da sintomi cocleari, senza segni neurologici e con una sindrome armonica, cioè con tutte le deviazioni nello stesso senso: la deviazione degli indici, la prova della marcia a occhi chiusi, la marcia sul posto, il test di Romberg, la fase lenta del nistagmo.
Invece, nella sindrome vestibolare centrale, più che di vertigini si parlerà di disequilibrio; l’evoluzione sarà cronica a lungo termine, senza crisi ben riconoscibili. Non ci saranno sintomi neurovegetativi di accompagnamento, niente nausea, niente vomito, il più delle volte niente sintomi cocleari, talora qualche segno neurologico; inoltre, la sindrome vestibolare sarà disarmonica, cioè con deviazioni in diverse direzioni.

Classificazione delle vertigini

Facciamo un pò di chiarezza sulle vertigini e la loro classificazione.

Classificazione delle vertigini

Vertigini periferiche

Sono le vertigini derivanti dall’orecchio sia endolabirintiche che retrolabirintiche.

Vertigini endolabirintiche

  • Le otiti acute o croniche possono complicarsi con una labirintite microbica o una labirintite sierosa. La labirintite virale è l’infiammazionedel labirinto, ossia l’insieme di tutti i canali semicircolari che costituiscono l’apparato vestibolare dell’orecchio interno. In genere, la labirintite insorge a seguito di un’infezione virale (un raffreddore o un’influenza, morbillo, mononucleosi) o batterica (un’otite); più raramente, può derivare da un trauma cranicoo da una reazione allergica.
    La labirintite è motivo di vertigini perché, in presenza di un’infiammazione a suo carico, il labirinto funziona in maniera inadeguata e invia segnali errati al cervello.
  • La malattia di Ménière è una malattia dell’orecchio interno,determina una sindrome cocleo-vestibolare in rapporto con un’iperpressione e accumulo dell’endolinfa. L’endolinfa è il liquido presente all’interno dei canali semicircolari dell’apparato vestibolare, che gioca un ruolo fondamentale nella trasmissione dei segnali nervosi per la regolazione dell’equilibrio. La sindrome è caratterizzata da vertigini accompagnate da acufeni, sordità, che si evolve con crisi acute. Le crisi sopraggiungono in modo brutale, comportando grandi vertigini rotatorie con intensi disequilibri, nausea e vomito.
  • Le altre cause delle sindromi cocleo-vestibolari. Altre sindromi cocleo-vestibolari possono essere sintomatiche di manifestazioni ischemiche o emorragiche riguardanti l’orecchio interno. Le emorragie labirintiche possono complicare un trattamento anticoagulante, un’ipertensione arteriosa o una malattia emorragipara. Gli attacchi ischemici del territorio dell’arteria uditiva interna possono comportare una sindrome cocleo-vestibolare e complicare un diabete, un’ipercolesterolemia o influire sull’effetto dei contraccettivi orali. Rimangono infine le vertigini, con o senza sintomi cocleari, che possono implicare certe terapie e in particolar modo i trattamenti antibiotici del gruppo degli aminosidi (streptomicina, gentamicina).
  • La vertigine parossistica posizionale benigna o VPPB (60% dei pazienti) è, in assoluto, la più comune causa di vertigini. Si deve sospettare una vertigine di posizione parossistica benigna quando la vertigine si manifesta in condizioni il cui denominatore comune è la realizzazione di uno spostamento brusco del capo, come quando ci si gira nel letto o si guarda al cielo. La diagnosi sarà poi consolidata dalla manovra di Dix e Hallpike .Per osservare un nistagmo da cambiamento di posizione ed in particolare la VPPB, il paziente è seduto sul lettino, i piedi nel vuoto; il terapista ruota il capo del paziente di circa 45^a destra e corica il paziente molto rapidamente, col capo in leggera estensione e fuori dal lettino. Si valuta se dopo un breve periodo di latenza avviene un nistagmo orizzontale rotatorio geotropico(verso terra), poi si rialza il paziente per osservare la presenza di un nuovo nistagmo orizzontale rotatorio che si deve invertire di direzione. Si ripete la prova a sinistra. Questa vertigine parossistica sarebbe collegata alla presenza, sulla cupola di un canale semicircolare posteriore, di depositi di calcio, che dovrebbero essere otoliti staccati dall’utricolo. Si può facilitare la guarigione grazie alla rieducazione vestibolare.
manovra dix hallpike vertigine VPPB

Vertigini retrolabirintiche

  • I tumori dell’angolo pontocerebellare, e in particolare il neurinoma del nervo acustico, sono caratterizzati da una sordità unilaterale con evoluzione e aggravamento lentamente progressivo, per questo possono rimanere celati a lungo.La diagnosi è facilmente effettuata grazie alla risonanza magnetica nucleare.Si deve sempre considerare il neurinoma se abbiamo un soggetto con vertigini, sordità e i segni della malattia di von-Recklinghausen (macchie sulla pelle, tumori della pelle).
  • L’herpes zoster può provocare grandi vertigini, testimoni di un danno vestibolare al quale sono associate, nel caso dell’herpes zoster oticus si ha una paralisi facciale periferica, un’eruzione sulla parete posteriore del condotto uditivo esterno e la conca del padiglione dell’orecchio.
  • La neuronite o mononeurite vestibolare acuta è l’infiammazione dei nervi che collegano il labirinto all’encefalo e permettono la regolazione precisa dell’equilibrio: i nervi funzionano scorrettamente, trasmettendo in maniera inadeguata i segnali nervosi percorrenti la via “apparato vestibolare – cervello”. Di solito, la neuronite vestibolare ha un’origine virale non essendo accompagnata da sintomi cocleari, con lesioni soprattutto sul nervo vestibolare (la parte del nervo acustico deputata all’equilibrio.

Vertigini centrali

Tra le più comuni cause di vertigini centrali, rientrano:

  • Emicrania: è una condizione patologica caratterizzata da cefalee unilaterali (cioè su un solo lato della testa), che tendono a un peggioramento e sono in grado di provocare dolore intenso e pulsante.
  • Sclerosi multipla: è una malattia cronica e invalidante, che insorge per effetto di una degradazione progressiva delle cellule nervose (i neuroni) del sistema nervoso centrale.
  • Neurinoma acustico (o Schwannoma vestibolare): e un tumore al cervello di tipo benigno, che colpisce le cellule di Schwann dell’VIII nervo cranico(o nervo vestibolococleare) che, come abbiamo visto è un nervo sensoriale che controlla udito ed equilibrio.
  • Tumori al cervello, con sede nel cervelletto (tumori del cervelletto). Il cervelletto è una delle quattro regioni che costituiscono l’encefalo. Il suo compito è coordinare i movimenti del corpo.
  • Ictus o TIA(attacco ischemico transitorio): indicano un’interruzione o una forte riduzione dei rifornimenti di sangue diretti a un’area dell’encefalo. Questa mancanza di adeguati rifornimenti sanguigni comporta la morte progressiva della regione di encefalo interessata.
  • Farmaci: medicinali che, come effetto collaterale, possono determinare vertigini sono, per esempio, gli anticonvulsivanti.

Vertigini traumatiche

Le vertigini traumatiche non scaturiscono da un unico meccanismo.
Alcune complicano le lesioni maggiori del rachide cervicale e sono la prova di un’ischemia vertebro-basilare; altre, complicano i traumatismi cranici.
A volte le vertigini sono correlate a una frattura della rocca petrosa che può comportare una paralisi facciale periferica, associata a sintomi cocleo-vestibolari. Nella maggior parte dei casi, le vertigini sono parte del quadro di una sindrome postcommozionale.
Il loro carattere rotatorio non è sempre presente, e a volte sono sostituite da una semplice sensazione di disequilibrio; sono associate a cefalee, a difficoltà di concentrazione.

Vertigini causate dalla cervicale

Come già descritto in uno dei miei precedenti articoli sulle vertigini e sbandamenti,  il tratto di rachide cervicale ed i muscoli del collo sono i punti più sollecitati nella nostra postura in piedi e quindi sono anche quelli che più facilmente possono andare incontro ad un sovraccarico e sviluppare una infiammazione.

vertigini e prime vertebre cervicali tronco encefalico

Le vertigini da cervicale sono caratterizzate da un senso di sbandamento causato da problemi della colonna vertebrale, a livello della zona cervicale, in particolare della giunzione tra occipite e prime due vertebre cervicali (atlante ed epistrofeo).

 Quando il tratto cervicale è troppo sollecitato sono tanti i motivi per cui si può infiammare eccessivamente:

  • postura scorretta per tante ore(es. postazione in ufficio) 
  • dolore nel movimento 
  • la posizione mentre si dorme
  • per gli stati emotivi 
  • per problemi di masticazione 
  • per protrusioni, discopatie, ernie
  • colpi di frusta

La costante che accompagna i problemi alla cervicale sono:

  • trapezi contratti
  • gli sbandamenti 
  • la sensazione di essere in barca, le vertigini.

L’irritazione costante a livello delle vertebre cervicali e dei trapezi può rendere più sensibili alcune strutture nervose che sono in particolare collegamento con loro, il tronco dell’encefalo che abbiamo visto in precedenza, per la presenza della formazione reticolare con le sue fibre nervose: questa è una delle cause per cui la persona può avvertire sensazione di vertigine e sbandamento. 

Vertigini da disordini cranio-mandibolari

muscoli della bocca e della masticazione

Le vertigini possono essere causate anche da disturbi di tipo odontoiatrico(morso, articolazione temporo-mandibolare, muscoli masticatori,ecc.): questo perché l’osso temporale accoglie l’organo vestibolare dell’orecchio interno ma funge anche da supporto per l’inserzione di potenti muscoli masticatori (masseteri, temporali e pterigoidei).

muscoli masticatori occlusione atm vertigini acufeni

Cosa succede se ad esempio abbiamo il muscolo masserete più contratto e ipertonico a destra insieme allo sternocleidomastoideo e il ventre posteriore del digastrico destro? Questo comporta una rotazione dell’osso temporale e dell’organo vestibolare destro con rotazione della testa e disequilibro con vertigini.

Posizione dei canali semicircolari sull’osso temporale vertigini
vertigini per azione dei muscoli masticatori ipertonici da un lato
problemi di vertigini ed equilibrio

Quindi in un paziente con vertigine cronica è fondamentale valutare:

  • la asimmetria delle arcate dentarie
  • la classe scheletrica (di tipo I, II, III)
  • il rapporto tra gli incisivi superiori e inferiori
  • la forma del palato
  • l’articolazione tempero-mandibolare(scrosci, click)
  • la muscolatura della masticazione (eventuali asimmetrie)
  • la protrusione mandibolare.

L’azione congiunta dell’ortodonzista e dell’osteopata chinesiologo, avrà l’obiettivo di riportare l’equilibrio tra i muscoli masticatori, attenuare il click mandibolare se presente, ripristinare una classe occlusale consona con apparecchio, e rilassare la muscolatura della bocca qualora ci fosse bruxismo.

Diagnosi delle vertigini

Lo specialista che si occupa del disturbo è l’otorinolaringoiatra, o il neurologo,ma nei casi più lievi il medico curante è in grado di gestire adeguatamente il paziente. Il colloquio con il paziente è molto importante perché ci fornirà indicazioni sul tipo di vertigini, quando avviene, quanto dura, quanto è limitante nella vita di tutti i giorni. Ovviamente se il paziente viene nel mio studio per un problema di vertigini, attraverso questa anamnesi accurata valuterò se rimandarlo da uno specialista per indagini più approfondite o procedere con trattamenti osteopatia e rieducazione vestibolare e posturale.

Quali esami diagnostici per valutare le vertigini?

Generalmente per valutare il tipo di vertigini e le possibili cause, il medico curante o lo specialista prescrive una serie di indagini diagnostiche quali:

  • Esame otovestibolare
  • RX rachide cervicale
  • TAC o RMN encefalo e tronco encefalico
  • Ecocolordoppler dei tronchi sopraortici
  • TAC o RMN rachide cervicale.

La vertigine come si presenta?

vertigini quanto durano

Dal colloquio con il paziente e dalla sua storia clinica possiamo evidenziare 4 tipi di vertigini diverse:

  1. vertigine con crisi rotatoria che può durare da diversi minuti fino a 24 ore, nettamente separata da intervalli asintomatici di più giorni o settimane
  2. vertigine breve di qualche secondo scatenata dal cambiamento di posizione
  3. un’unica crisi di vertigine molto lunga, che regredisce progressivamente nell’arco di 10-30 giorni
  4. instabilità costante o sensazione costante che gli oggetti siano instabili.

1.Crisi rotatoria che può durare da diversi minuti fino a 24 ore

La crisi di vertigine è ben definita e blocca il paziente a letto o lo obbliga a interrompere le sue attività durante una o due ore minimo. Tra ogni crisi ci può essere un certo grado di instabilità, generalmente enfatizzata dalla paura di un nuovo attacco.

Le vertigini possono essere causate da:

  • Menopausa: le vertigini si manifestano spesso associate alle vampate di calore
  • Emicrania: le vertigini si manifestano soprattutto nei soggetti giovani, questo tipo di vertigine su un terreno già emicranico; in questo caso non ci sono disturbi dell’udito né nistagmo
  • Malattia di Ménière: la vertigini è provocata da un disturbo di pressione del liquido endolabirintico. La malattia è caratterizzata da una sordità fluttuante con acufeni e vertigini. Si manifesta con delle crisi, ed è accompagnata da una sensazione di pienezza di pressione nell’orecchio; questa sensazione di pienezza di pressione sui timpani precede la sensazione vertiginosa, poi rapidamente sopraggiunge la vertigine, che raggiunge il suo apice in pochi minuti, per diminuire in seguito progressivamente in qualche ora. Il paziente si ritrova allora con una sensazione di instabilità che persiste per diversi giorni dopo l’episodio vertiginoso principale. La malattia di Ménière evolve progressivamente, nell’arco di decine di anni, verso la morte dell’orecchio interno con sordità e graduale sparizione delle vertigini.
  • Insufficienza vertebro-basilare: è una causa frequente di vertigine nei soggetti di oltre 50 anni. È difficile dire se la vertigine deriva da un’ischemia del labirinto stesso o del tronco cerebrale, poiché la vascolarizzazione del labirinto e dei nuclei vestibolari fa parte del sistema vertebro-basilare. Una vertigine causata da un’insufficienza vertebro-basilare ha, molto spesso,un inizio brusco e, generalmente, dura qualche minuto; è inoltre frequentemente associata a nausea e vomito. Per diagnosticare questo tipo di vertigini è molto importante chiedere se ci sono dei sintomi associati(allucinazioni visive, diplopia, cedimento delle gambe, disartria e debolezza degli arti superiori) provocati da un’ischemia del resto del territorio irrorato dall’arteria cerebrale posteriore.

2.Vertigine breve di qualche secondo scatenata dal cambiamento di posizione

Le vertigini appaiono in soggetti apparentemente in buona salute e al di fuori delle grandi crisi vertigi- nose. Il paziente avverte le vertigini solamente quando muove il capo. Si tratta dunque dell’esacerbazione di una vertigine continua. Possiamo avere questo tipo di vertigine nel caso di:

  • Vertigine parossistica posizionale benigna (VPPB)o cupololitiasi: il paziente avrà episodi di vertigine di meno di 30 secondi(parossistica), tipicamente scatenati dai cambiamenti di posizione(posizionale), in particolar modo quando il soggetto si gira nel letto, quando si china in avanti o ruota il collo per guardare verso l’alto. Si tratta di una lesione elettiva del canale semicircolare posteriore. Si riscontra una certa latenza prima che si scateni il nistagmo di presa di posizione; inoltre, il nistagmo è affaticabile, cioè, se si ripete la stessa manovra diverse volte, scomparirà. La regressione di questa vertigine può essere spontanea, dopo qualche settimana o qualche mese.

3.Vertigine con unica crisi molto lunga che regredisce progressivamente nell’arco di 10-30 giorni

Sono vertigini che si manifestano in poche ore e raggiungono subito il loro picco, per regredire in seguito progressivamente nell’arco di qualche giorno/ qualche settimana.
Può trattarsi di:

  • Frattura della rocca petrosa dell’osso temporale (parte laterale della testa, la tempia) con distruzione acuta unilaterale dell’orecchio interno: le vertigini regrediscono grazie al compenso centrale che si abitua poco a poco all’assenza di informazione proveniente dall’orecchio interno leso.
  • Neurite vestibolare di origine virale del VIII paio di nervi cranici(nervo dell’orecchio): può colpire il nervo vestibolare e provocare una sindrome vertiginosa molto violenta; possono esserne responsabili l’herpes zoster, gli orecchioni o altre infezioni virus neurotropi. Il miglioramento è rapido in una o due settimane. In queste malattie si rileva un nistagmo patologico.
  • Sindrome di Wallenberg: di solito si collega questa sindrome a un’occlusione dell’arteria cerebellare postero-inferiore, ma in realtà è più spesso causata dall’ostruzione dell’arteria vertebrale, anch’essa omolaterale. Si produce quindi un infarto o una zona di ischemia, la quale corrisponde all’angolo laterale del bulbo. Di solito i nuclei vestibolari mediali e inferiori sono inclusi in questa zona; i sintomi più frequenti sono vertigini, nausea, singhiozzo, dolori facciali omolaterali, diplopia, disfonia e disfagia. I pazienti colpiti dalla sindrome di Wallenberg soffrono di un danno motorio evidente, con deviazione del corpo e delle estremità in direzione della lesione, come se fossero spinti da una forza esterna importante: questa lateropulsione colpisce anche i sistemi oculomotori, con movimenti saccadici volontari e involontari di eccessiva ampiezza dal lato della lesione (vi ricordate, la fase veloce di ritorno dell’occhio del nistagmo), mentre i movimenti saccadici dal lato opposto alla lesione rimangono normali.
  • Sclerosi multipla: è una malattia del sistema nervoso centrale, a causa sconosciuta, che si presenta intorno alla terza o quarta decade della vita ed evolve a fasi alterne di remissione e esacerbazione. Le vertigini come sintomo iniziale della sclerosi multipla non sono molto frequenti, però si manifestano nel corso dell’evoluzione della malattia.

4.Instabilità costante o sensazione costante che gli oggetti siano instabili

In questi casi la sintomatologia vertiginosa è lieve, predomina piuttosto l’instabilità. L’evoluzione può durare mesi, addirittura anni, con sintomi relativamente regolari: si parla allora di vertigine cronica.
Può trattarsi di:

  • Disturbi ortottici: Il parallelismo degli assi oculari è a volte ottenuto in cambio di importanti sforzi di compenso. Certe volte la sera, con la fatica, questo compenso non si produce e allora la notte o al mattino, in caso di risveglio troppo brusco, si possono provare sensazioni vertiginose o di instabilità. La diagnosi è possibile attraverso l’esame optometrico, e una riabilitazione ortottica condurrà a un netto miglioramento.
  • Neurinoma dell’acustico: si tratta di un tumore benigno che appare essenzialmente sul nervo vestibolare e risiede, almeno all’inizio, nel condotto uditivo interno. Produce sintomi per compressione del nervo nella guaina del condotto uditivo interno, dopo di che va a erodere l’osso che circonda il canale, sporge attraverso l’orifizio del canale nell’angolo pontocerebellare e comprime il cervelletto e i nervi che attraversano l’angolo pontocerebellare. La forma iniziale comporta ipoacusia progressiva unilaterale associata ad acufeni, ma non è neanche rara una sordità brusca. Anche se le vertigini all’inizio non sono troppo frequenti, il 50% dei soggetti lamenta in seguito una sensazione di squilibrio.
  • Sindrome dei traumatizzati cranici: le vertigini sono collegate alle microemorragie presenti nel tronco cerebrale.
  • Vertigine iatrogena: i barbiturici possono provocare vere e proprie vertigini, diminuendo in particolar modo le possibilità di compenso centrale. Gli aminosidi distruggono generalmente i due labirinti, distruzione spesso associata solo a una discreta sordità; La streptomicina, usata come antitubercolare, che è ancora più ototossica nel soggetto con insufficienza renale.

Anamnesi del paziente con vertigine, capogiro e sbandamenti

Prima visita osteopatica raccolta dati

Quando si presenta nel mio studio un paziente che lamenta disturbi di vertigini è molto importante sapere come avvengono ,le modalità e quanto durano; il mio colloquio sarà molto scrupoloso per determinare se il disturbo delle vertigini è di mia competenza oppure rimandare ad uno specialista.
Generalmente faccio queste domande:

  • mi può descrivere le sue vertigini ?
  • ha una sensazione di vuoto?
  • un forte mal di testa?
  • nausea e vomito?
  • un ronzio nelle orecchie?
  • una sensazione di rotazione intorno agli oggetti oppure ha l’impressione che siano gli oggetti a ruotare intorno a lei?
  • la vertigine è costante?solamente di giorno? di notte? in piedi? sdraiato?
  • qual è la frequenza delle crisi?
  • e la durata?
  • da quanto tempo ha queste crisi?
  • in che modo cerca di evitarle?
  • Nel lasso di tempo tra una crisi e l’altra, ha problemi di udito, di stabilità, o nel camminare?

Durante il colloquio, sarà mia cura informarmi sullo stile di vita del paziente e sulle sue abitudini.

  • attività fisica e sport
  • alcol
  • tabacco
  • traumi, colpi di frusta
  • stress
  • farmaci

Spesso per quanto riguarda le vertigini di origine cervicale le persone hanno uno stile di vita troppo sedentario, sempre sedute al pc e non effettuano alcun tipo di attività fisica o ginnastica generale.

Gli esercizi per le vertigini: specifici o generali sulla postura?

Quando si parla degli esercizi per migliorare eliminare le vertigini spesso si presenta il problema se lavorare sulla specifica rieducazione o implementare un lavoro globale su tutto il miglioramento della postura ed in particolare del tratto cervicale.
Nel mio studio ricevo molti pazienti che lamentano il disturbo delle vertigini, ma una volta effettuato un approfondito colloquio, escluse patologie importanti attraverso una buona diagnosi differenziale, il mio obiettivo è innanzitutto lavorare sulla rieducazione vestibolare con esercizi appropriati(vedi dopo),e congiuntamente su una buona tonificazione muscolare, sul miglioramento della flessibilità e dello stretching muscolare perché il problema è anche alimentato dalla cattiva postura, dalle ripetuti abitudini lavorative come quella di stare seduti al pc, utilizzare sempre tablet e smartphone.

Il mio metodo, il Total Body Postural Adjustment mira proprio alla buona salute di tutto il corpo inteso nell’unità perché ricordiamoci sempre che “Mens sana in corpo sana”.

simonetta alibrandi total body postural adjustment
Total Body Postural Adjustment: il metodo di Simonetta Alibrandi

Nei capitoli successivi vi propongo esercizi specifici di rieducazione vestibolare insieme ad altri esercizi generali di mobilità articolare e tonificazione per migliorare la postura.

Rieducazione vestibolare: gli esercizi per le vertigini

La rieducazione vestibolare consiste in un programma di esercizi il cui scopo è indurre un adattamento, da parte del cervello, alle vertigini presenti.
In altre parole, è un trattamento mirato ad abituare il cervello (abituazione) a sensazioni anomale presenti durante un episodio di vertigini.

Il termine abituazione o assuefazione si utilizza quando un impulso sensoriale inusuale non lo è più o, almeno, viene sentito meno come anormale.
Per esempio il pattinatore che volteggia e riparte senza perdere l’equilibrio: a forza di allenarsi, il suo sistema integratore assimila questo stimolo come normale.
È proprio questa la base della rieducazione vestibolare: si cerca di far assimilare
al centro integratore del paziente uno stimolo anormale (per lui) come normale, «allenandolo».

Ecco un piano di esercizi di rieducazione vestibolare.

Gli esercizi per il tratto cervicale per migliorare le vertigini

Questi esercizi supportano il problema delle vertigini. In questa sezione potete trovare il link del video che riguarda la mobilità del rachide cervicale affinché ci sia sempre una buona vascolarizzazione e se vogliamo chiamarla così,”lubrificazione” delle articolazioni che, con il processo di invecchiamento, subiscono fenomeni artrosici. Dalle ultime sei vertebre cervicali risalgono all’interno del cranio le due arterie vertebrali che si riuniscono nell’arteria basilare che porta il sangue tramite l’arteria uditiva interna destra e sinistra all’orecchio interno.

Gli esercizi di stretching generale per migliorare le vertigini

In questo ultimo blocco gli esercizi che vi propongo dovete acquisire una complessiva mobilità generale di tutte le articolazioni fino ad arrivare alla pianta dei piedi; si otterrà in questo modo un miglioramento della circolazione generale ed un benessere di tutto il corpo agendo anche sulla corretta postura del capo e quindi sul disturbo delle vertigini di origine cervicale.

Ciao, sono Simonetta Alibrandi , Osteopata , Posturologa e personal trainer, responsabile del sito. Scopri chi sono

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