
Abbiamo visto nel precedente articolo le innumerevoli cause che concorrono alla cervicalgia (Cervicalgia quali sono le cause :cosa può’ fare l’osteopatia)
Cerchiamo di spiegare e analizzare in questo articolo i principali organi che possano sviluppare una sintomatologia a livello cervicale sia di carattere diretto che indiretto(dolore riferito).
Cenni di fisiologia del dolore
La maggior parte di disturbi muscolo-scheletrici di cui soffre la popolazione (mal di schiena, cervicalgia,mal di collo, cervicobrachialgia, dorsalgia), si manifestano sempre con una sintomatologia dolorosa.
Cos’e’ il dolore?
Numerosi stimoli sensoriali (calore, agenti chimici, stimolazione meccanica ecc.), di intensità tale da possedere una potenziale capacità lesiva per i tessuti, attivano le terminazioni nervose libere presenti nella cute, nel sottocutaneo e nei visceri, tali da provocare il dolore, come ad esempio il dolore al collo, il dolore alla testa nelle cervicalgie.
Occorre notare, però, che non tutti gli stimoli algogeni agiscono allo stesso modo sui vari tessuti e visceri. La cute è sensibile a stimoli termici, a punture, tagli, schiacciamenti; viceversa la sensibilità dei visceri al calore, al freddo e al taglio è praticamente nulla; il dolore è evocato invece dalla flogosi, dalla distensione e dallo spasmo della muscolatura liscia, dall’ischemia.
Distinguiamo vari tipi di dolore:

- Dolore somatico: insorge per stimoli algogeni applicati a cute, articolazioni e muscoli, è solitamente ben localizzato e riferito all’area direttamente interessata come ad esempio il mal di collo per la cervicalgia, il dolore al braccio nella cervicobrachialgia, il mal di schiena nella zona lombare e/o dorsale.
- Dolore viscerale: nasce dagli organi contenuti nelle cavità toracica e addominale; è poco localizzato, spesso associato a reazioni “vegetative”; può essere riferito ad aree cutanee innervate dalle stesse radici nervose del viscere (dermatomeri), anche distanti dal viscere stesso come ad esempio il fegato e la cervicale.
- Dolore riferito: il dolore a partenza da un viscere può essere riferito a strutture somatiche anche distanti; ciò è vero altresì per il dolore somatico profondo (ad esempio articolare), ma mai per il dolore somatico superficiale. Quando un dolore viscerale è sia locale sia riferito, sembra che (e lo si dice comunemente) “si irradi” dalla sua sede di origine. Esempi comuni sono il dolore alla punta della spalla per irritazione del centro del diaframma; al lato ulnare del braccio sinistro per il dolore cardiaco; al testicolo per la colica ureterale.
Come si spiega il dolore riferito?
Il dolore è riferito a strutture aventi origine embrionale dallo stesso segmento o dermatoma, anche se successivamente avviene una migrazione (come nel caso del diaframma che migra dalla regione del collo). Secondo la teoria della convergenza le fibre afferenti somatiche e viscerali convergono sugli stessi neuroni midollari.
Pertanto, quando i neuroni sono stimolati da afferenze viscerali (riflessi viscero-somatici), il messaggio per i centri superiori del SNC viene inviato alla regione somatica corrispondente. Anche l’esperienza passata ha una parte importante nel dolore riferito: la preesistenza di un trauma, un intervento chirurgico, un infarto ecc., favorisce la proiezione del dolore all’area già interessata in precedenza.
La teoria della facilitazione sostiene che se da alcune aree arrivano al midollo impulsi nocicettivi subliminari, tali cioé da non divenire coscienti, la contemporanea proiezione sugli stessi neuroni spinali di un dolore viscerale è in grado, abbassando la soglia, di fare giungere tali impulsi ai centri superiori. Questa teoria può spiegare la proiezione del dolore ad un’area già affetta da una malattia preesistente (ad esempio dolore ad un dente cariato in corso di infarto miocardico).
Il dolore riferito e l’ostepatia
Il riflesso viscero-somatico, al pari di quello inverso somato-viscerale, si attua attraverso quelli che noi Osteopati chiamiamo le tre relazioni:
- relazione neurologica
- relazione fluidica
- relazione meccanica
1. Relazione neurologica
La relazione neurologica è quella che passa per il segmento midollare ed implica il concetto di “segmento facilitato” (di I. Korr) da cui derivano i dolori riferiti, i tender e i trigger , le zone riflesse.
- Il segmento “facilitato”
Cosa intendiamo per segmento facilitato? Questa terminologia può trarre in inganno, infatti non si intende una condizione positiva per la conduzione nervosa delle radici nervose del sistema nervoso centrale, ma bensì un aumento degli impulsi nervosi lungo il percorso di un tratto che porta inevitabilmente ad una irritazione di intere regioni del sistema nervoso. Per comprendere meglio questo concetto ricordiamo che tutte le cellule nervose comunicano fra di loro attraverso impulsi elettrici scaturiti da stimolazioni. Proviamo ad immaginare una compressione data da una protrusione o un’ernia discale (ad esempio a livello cervicale),la quale provochi una irritazione dei nervi sensoriali che vanno dalle vertebre al midollo spinale; questo evento può provocare uno stato di irritazione costante, fino a quando non viene eliminato. Poiché questo avvenimento abbassa la conduzione di impulsi nervosi, per mantenere vivo e costante il segnale elettrico, esso tende alla iperattività; si avrà allora una raffica di impulsi di eccitazione inviato al midollo spinale. Da ciò comprendiamo che un segmento facilitato è una parte del midollo spinale eccessivamente eccitabile e che scarica un numero sproporzionato di impulsi.
Teniamo presente che nell’area in cui c’è un segmento facilitato gli impulsi abnormi andranno a colpire, attraverso i motoneuroni, organi, fasce muscolari ed articolazioni; inevitabilmente tutto ciò creerà un circolo vizioso neuro-irritativo.

Da un punto di vista pratico potremmo allora avere due condizioni:
- riflesso somato-viscerale
- riflesso viscero-somatico
Prendiamo ad esempio l’area toracica che và dal nervo spinale T1 al T8; questa regione rifornisce l’area gastrica dei nervi ortosimpatici i quali, se facilitati, possono inviare segnali anormali, irritanti agli organi come lo stomaco, il pancreas e parte dell’intestino:questo è un riflesso somato-viscerale, in cui si potranno manifestare spasmi gastro-intestinali, gonfiore, infiammazione della mucosa gastrica nonostante vi sia una buona e corretta alimentazione.
Ma se l’organo ad essere malato, come ad esempio patologie epatiche, polmonari o gastriche? Allora in questo caso assisteremo ad un riflesso viscero-somatico; in altre parole l’irritazione nasce proprio dall’organo il quale, con le sue terminazioni nervose, andrà ad irritare l’area midollare corrispondente, dando vita a una facilitazione, come ad esempio le patologie epatiche collegate al diaframma e quindi alle cervicali (vedi dopo).
2. Relazione fluidica
La relazione fluidica è quello delle vie sanguigne e linfatiche, ma soprattutto del circolo interstiziale, la cui libertà o meno dipende sia da fattori strutturali (connettivali) che neurovegetativi.
3. Relazione meccanica
La relazione meccanica è ovviamente quello del sistema fasciale (tessuti connettivi) e la sua continuita’ fino a creare un collegamento totale tra le varie parti del corpo (“il corpo inteso come unita’ “e’ il primo principio dell’osteopatia).
Passiamo in rassegna i principali organi messi in relazione con la cervicalgia.
Esofago
Secondo quanto detto sopra sulla fisiologia del dolore possiamo dire che una disfunzione esofagea può comportare una cervicalgia sia di carattere diretto che riferito.

Una disfunzione esofagea può comportare una cervicalgia sia diretta,spiegata dalle sue relazioni anatomiche (rapporti regionali con le strutture anatomiche della regione del collo e del torace) che una cervicalgia indiretta dovuta alle connessioni neurologiche (innervazione dell’esofago da parte del nervo vago parasimpatico uscente dal cranio e da parte dell’ ortosimpatico che deriva dalla vertebre cervicali e prime toraciche).
L’esofago cervicale (quella porzione di esofago che va dall’osso ioide alla vertebra cervicale C6) è prevertebrale, quindi si trova accollato anteriormente alle vertebre cervicali, fino alle dorsali (D4); è in relazione con le cartilagini cricoidee e tiroidee; ha relazioni dirette e indirette con la lingua, con la base del cranio (tramite aponeurosi del piano medio e profondo), con la faringe, la laringe, la trachea e la tiroide.
L’esofago toracico decorre lungo il torace, nel mediastino.
L’esofago diaframmatico passa nell’orifizio esofageo del diaframma per arrivare come esofago addominale allo stomaco(cardias o sfintere esofageo inferiore).
Tutte queste relazioni in un sistema (come quello dell’organismo) che si autobilancia, creano dei meccanismi compensatori e disfunzionali che possono riflettersi su tutte le strutture coinvolte.
Ne consegue che modifiche dell’esofago potranno riflettersi sull’apparato stomatognatico(bocca, lingua, deglutizione),sulle prime vie aeree (riniti,otiti,sinusiti),sulla laringe (modifiche della voce), sulle modifiche della colonna vertebrale cervicale,dorsale superiore, sul diaframma e sulla giunzione gastro-esofagea (possibilità di reflusso e ernia iatale).
Diaframma

Anche il diaframma per le relazioni neurologiche che fasciali può comportare una cervicalgia.
Spieghiamo il perché…
- Relazione fasciale e connettivale del diaframma con la cervicale
La sua funzione principale è quella della respirazione, ma un’alta percentuale di persone anziché utilizzare una respirazione diaframmatica e quindi utilizzare i muscoli primari della respirazione, eseguono costantemente una respirazione di tipo toracico sfruttando prevalentemente i muscoli accessori della respirazione (piccolo pettorale, scaleni, succlavi, trapezi).
Questo tipo di inspirazione/espirazione andrebbe utilizzata solo ed esclusivamente nei casi di aumentato fabbisogno dell’ossigeno per l’organismo (attività fisica ecc..), mentre se si utilizza costantemente si vanno a sovraccaricare i suddetti muscoli accessori della respirazione, con conseguente rigidità dello stretto toracico superiore e quindi cervicale.
Il diaframma, aldilà del concetto prettamente respiratorio, può comportare dolori toracici alti e cervicali, questi possono essere causati dall’interessamento delle catene fasciali che, dal diaframma si spingono verso l’alto.
Quindi sono interessati :
- legamenti sospensori degli organi sotto diaframmatici (fegato , stomaco, esofago,milza)
- legamenti della pleura con i legamenti sospensori dell’apice polmonare
- il cuore e il pericardio con i rispettivi legamenti sospensori (sterno-pericardici,vertebro-pericardici,freno-pericardici)

- Relazione neurologica tra il diaframma e la cervicale
La relazione , come detto precedentemente può essere anche di natura neurologica tramite il nervo frenico (C3-C5) (vedi foto dopo)che innerva il peritoneo epato-viscerale e le fibre muscolari centrali del diaframma. Lo stesso nervo presenta talvolta anastomosi con il nervo vago ed il nervo succlavio e può generare sintomatologie a distanza(spalle ,tratto cervicale e base dell’occipite).
Le disfunzioni a livello dello stretto toracico superiore secondarie alla sfera viscerale possono dare quadri clinici quali cervicalgie e/o cervicobrachialgie. La relazione in ogni caso come abbiamo spiegato sopra è biunivoca, viscero-somatica o somato-viscerale (riflessi viscero-somatici, riflessi somato-viscerali).

A proposito di questo possiamo riscontrare dolori riferiti nella zona delle spalle destra per il fegato, il duodeno, la cistifellea, e. centro schiena, al centro delle arcate costali, la spalla sinistra per lo stomaco, per il fatto che c’e’ il ritorno del viscere doloroso (afferenza).
Il diaframma gioca un ruolo primario anche come struttura fasciale; al suo centro fibroso arriva l’asse aponeurotico centrale che si aggancia alla base del cranio (con le aponeurosi interpterigoidea, pterigo-temporo-mascellare, palatina), si prolunga con le aponeurosi faringea e perifaringea e finalmente con il pericardio; in senso antero-posteriore questa struttura fibrosa è stabilizzata dai legamenti sterno-pericardici , vertebro-pericardici e freno-pericardici.
Il diaframma costituisce la continuità tra le fasce toraciche e addominali, mettendo in relazione queste due cavità. Nella sua parte superiore è ricoperta dalla fascia endotoracica raddoppiata dalle pleure; questa fascia si prolunga nell’addome attraverso la fascia trasversalis.
La sua faccia inferiore, cui si aggancia la fascia trasversalis, è rivestita dal peritoneo attraverso cui il fegato e lo stomaco si sospendono al diaframma.
Il diaframma anche nel suo ruolo di direttore d’orchestra dei giochi pressori tra le due cavità, toracica e addominale, agisce tramite le tre relazioni salvaguardando dei circoli virtuosi quando:
- imprime il suo ritmo alla colonna lombare attraverso i pilastri;
- manda segnali congrui ai suoi segmenti midollari;
- è motore del ritorno venoso e dei fluidi in generale.
Viceversa una disfunzione diaframmatica attraverso l’instaurarsi di una colonna di pressione – concetto introdotto da Finet e Williame – genera dei circoli viziosi, sempre attraverso le tre relazioni che possono mettere in difficoltà la struttura o i visceri, o entrambi.
Stomaco

Una problematica gastrica si riflette ampiamente sulla sintomatologia cervicale soprattutto a sinistra, questo prevalentemente per le connessioni aponeurotiche medie e profonde che collegano e sospendono lo stomaco allo stretto toracico superiore, inoltre lo stomaco influenza notevolmente la fisiologia diaframmatica ed ovviamente esofagea per lo Sfintere Esofageo Superiore (SEI o Cardias).

Fegato

Il fegato è il più grande organo del sistema digestivo e ghiandola esocrina del corpo.
Anch’esso se presenta delle problematiche può comportare una cervicalgia dovuta sia alla relazione aponeurotica diretta con il diaframma che neurologica per il nervo frenico(C3-C5).

É di forma triangolare ed è situato nel quadrante superiore destro della cavità addominale sotto il diaframma. Può pesare fino a 2 kg sulla base della quantità enorme di sangue che detiene.
Il fegato si trova a destra dello stomaco e si sovrappone alla cistifellea. Due grandi vasi sanguigni trasportano il sangue al fegato: 1 )l’arteria epatica, che porta il sangue dall’aorta al fegato 2) la vena porta, che trasporta il sangue dell’intero tratto gastrointestinale, milza e pancreas al fegato.
A causa della differenza di pressione tra la cavità toracica e addominale, la pressione nell’addome sarà notevolmente maggiore, vi è un costante effetto “ventosa”, indirizzando il contenuto addominale verso il diaframma. Pertanto, il peso effettivo del fegato è di circa 400gr., quindi, il diaframma risulta essere un fattore importante per la salute del fegato.
Vediamo meglio le sue relazioni con la cervicalgia.

- Relazione fasciale e connettivale del fegato con il diaframma e con la cervicale
Il fegato ha una relazione diretta aponeurotica con il diaframma (la capsula di Glisson che lo riveste deriva embriologicamente dal setto trasverso che dara’ origine anche al diaframma) e con lo stretto toracico superiore , quindi una sua disfunzione (o patologia sistemica) può scatenare una cervicalgia o cervicobrachialgia destra.
- Relazione neurologica con il peritoneo ed il nervo frenico(C3-C5) a partenza cervicale
Per il fegato abbiamo anche un collegamento dal punto di vista neurologico: il peritoneo da cui è rivestito è innervato dal nervo frenico (C3-C5), per cui allo stesso modo una problematica epatica può riflettersi sulla cervicale media tramite questa relazione.
Inoltre la sua innervazione da parte del sistema nervoso autonomo spetta al tratto dorsale D6-D9 per quanto riguarda il sistema ortosimpatico, e il nervo vago (X nervo cranico) per il sistema parasimpatico.

Quindi per le relazioni neurologiche,fluidiche e meccaniche esposte prima potremmo fare questo esempio.
Consideriamo un fegato ingrandito, evenienza comune anche in assenza di una patologia conclamata. I recettori presenti nel peritoneo che riveste l’organo e nella capsula glissoniana avranno un’attività superiore a quella normale, che aumenterà ulteriormente in condizioni di ulteriore distensione (dopo una bevuta, per esempio).
Questi stimoli saranno portati a livelli segmentari diversi, a seconda che siano raccolti da fibre neuorovegetative, o del nervo frenico di destra (a volte anche quello di sinistra).
E dei treni di stimoli, aumentati per frequenza e per intensità, potranno mettere “in facilitazione” i segmenti midollari da cui originano le radici del nervo frenico (C3 – C4 – C5) e quelli che ricevono le afferenze neurovegetative (da D7 a D10).
Questo avrà per conseguenza non solo i dolori riferiti:
– dolore alla spalla destra (n. frenico)
– area di iperestesia sul lato destro del corpo, tra D9 ed L1 (segmenti facilitati D7-D10)
– ma anche l’attività anomala di tutti i segmenti implicati da cui partiranno stimoli, sia somatici che viscerali, che potranno causare spasmi muscolari, fissazioni articolari, problemi vasomotori ecc. Questo è la relazione neurologica.
Nello stesso fegato l’ipertrofia potrà creare difficoltà nella microcircolazione, ed in particolare una stasi nel sistema portale con possibili effetti di tipo vascolare, (per esempio ectasie nel plesso emorroidario) ma anche sciatalgie di origine venosa, da congestione dei plessi venosi della regione lombare, sempre con una cospicua componente parestesica che accompagna il dolore. Questo è la relazione fluidica.
Sicuramente un fegato ingrandito avrà un problema di mobilità, con delle ipomobilità o delle fissazioni, che creeranno dei disturbi di mobilità a distanza attraverso le fasce, in “catene lesionali” che costituiranno la relazione meccanica tra un problema di fegato ed uno di spalla destra, ed è sempre l’anatomia che ce le mette in evidenza, per esempio:
fegato – legamento coronarico – emidiaframma destro – pleura destra – fascia endotoracica – apparato sospensore della pleura – fasce cervicali.
Chiaramente questa è solo una delle direzioni in cui una tensione proveniente da un organo, il fegato, può trasmettersi.
Quindi potremo trovare secondarie al nostro problema di fegato queste disfunzioni strutturali:
- fissazione delle vertebre D7-D10 e delle coste, dalla VII alla X, per via riflessa (dorsalgia)
- fissazioni vertebrali cervicali a destra riflesse (C4-C5) o fasciali (C6-C7-D1), con implicazione della 1ma costa (cervicalgia)
Conclusioni
Per quanto concerne le cause scatenanti la cervicalgia abbiamo analizzato quelle che potremmo definire le “principali” in osteopatia. Ragionando su anatomia, fisiologia, connessioni dirette e indirette potremmo arrivare a collegare la cervicalgia a qualsiasi disfunzione organica.
Le tecniche a disposizione dell’osteopata sono varie, dalla manipolazione delle articolazioni al rilascio/allungamento muscolare, fino alle tecniche più delicate di tipo fasciale o di tipo cranio-sacrale. In comune, queste tecniche hanno lo scopo di fornire ai tessuti l’informazione giusta affinché questi si possano trovare nella condizione migliore per ristabilire la propria salute. Non è quindi corretto pensare che l’osteopata sistema qualcosa “fuori posto”; è più giusto pensare che la sua azione è quella di eliminare delle restrizioni e delle tensioni che limitano le naturali capacità del corpo di mantenersi in salute e vivere senza dolore.
Osteopatia per la cura della cervicalgia: una soluzione efficace
Tra tuttte le terapie che si occupano del rachide cervicale, l’osteopatia in questi ultimi anni si sta dimostrando tra le più utili ed efficaci per risolvere le cause della cervicalgia e non limitandosi alla risoluzione dei soli sintomi.
Il trattamento osteopatico del rachide cervicale diventa così non solo utile per il miglioramento della sua funzione meccanica, ma anche di tutte le altre cui è legato:
L’osteopatia valuta il problema in modo globale, non soffermandosi solo ai sintomi ma l’obiettivo principale dei trattamenti è la ricerca della salute. Questo è il grande merito di questa disciplina che produce i suoi benefici a tutta la persona.
I benefici sono:
- della funzione vascolare, di apporto arterioso e di drenaggio venoso del cranio e di tutti gli organi presenti nel collo;
- della funzione nervosa, di innervazione delle spalle e tutti gli arti superiori;
- della funzione vegetativa, di regolazione della funzione di occhi, fosse nasali, orecchi, e di parte di funzioni cardio-polmonari e digestive;
- della funzione posturale legata alla funzione della deglutizione, della fonazione e quindi anche della articolazione della mandibola.
Esercizi per la cervicalgia
voglio completare l’articolo con alcuni esercizi validi per migliorare la mobilità cervicale comincia con questi esercizi e segui il mio metodo: Total Body Postural Adjustment
Simonetta Alibrandi Osteopata Personal Coach Trainer